SMETTIAMO DI PRETENDERE DAL PARTNER, ANDIAMO INVECE DA DIO - LET'S STOP DEMANDING FROM OUR PARTNER, LET'S INSTEAD TURN TO GOD
Frustrazione, malcontento, tristezza.
Se nelle relazioni, in particolare nella coppia, pretendiamo costantemente dall'altro qualcosa che non é, non saremo mai felici, non capiremo fino in fondo il vero senso dell'amore, e non sapremo amare mai davvero.
E' una semplice ma importantissima realtà che ho imparato osservando le relazioni intorno e ancora più nella mia storia personale: tutti, chi più chi meno, cerchiamo di trovare nell'altro e nella persona che amiamo, quello che vorremmo, come lo vorremmo, e quando lo vorremmo.
Non é egoismo, ma un desiderio profondo di essere amati in maniera perfetta, pura e totale. Il nostro cuore lo desidera, lo cerca, e quando non lo trova, soffre.
Come si risolve quella che sembra una dicotomia senza soluzione? Siamo stati creati male, Dio ci ha fatti male? No, al contrario: credo che Dio ci abbia fatto perfettamente, ci ha fatto esattamente nel modo per cui se non cerchiamo e troviamo il Suo amore, perfetto, totale e puro, ne avremo sempre una sete disperata che non riusciremo mai a colmare, mai in nessun altra relazione umana, neanche la più pura.
Ci innamoriamo di una persona, con qualità e talenti, ma é irrimediabilmente altro da noi, e non solo ha diversità - talvolta anche enormi - ma viene anche da un'altra storia, magari da un altro paese e altra cultura, ed ha, come tutti, limiti e difetti; il peccato originale é presente in ognuno e si esprime in modi diversi. Anche nella fede, nel caso in cui la si condivida, gli approcci possono essere differenti, il modo di viverla, di averne fatto esperienza e interiorizzata.
Col tempo capiamo che Dio ci dona un amore dentro che viene da Lui, nonostante la difficoltà di superare diversità e limiti, e sappiamo che é la persona senza cui la vita ha meno senso, sapore, bellezza, amore, vita stessa.
Ma facilmente ci si fraintende, ci si ferisce, in modo più o meno profondo. Senza volerlo, ma capita, perché siamo umani, perché le nostre ferite personali sono sempre pronte a riaprirsi, e soprattutto perché il demonio cercherà di distruggere sempre un'unione compiuta dalla volontà di Dio.
Mi sono trovata tante volte a chiedermi come superare questi momenti di difficoltà - quando sdraiata magari su un divano aspettavo frustrata e triste una chiamata che non arrivava, una parola che era diversa da quella che volevo, e il mio spirito si arrovellava su sé stesso iniziando a provare risentimento e ingratitudine per quell'amore per cui invece sarei dovuta esser sempre tanto grata - e la risposta che ho trovato, chiara e luminosa negli anni é stata: cercando rifugio in Dio, e non nell'uomo.
Il nostro cuore ha desiderio di un amore così puro e totale che l'amore dell'altra persona, per quanto grande, non potrà sempre darci. Eppure, noi abbiamo bisogno di essere amati SEMPRE, h24, senza interruzione. Sempre, e sempre per quello che siamo.
Quante volte siamo stanchi, bisognosi di un'azione, di un gesto, di essere ascoltati in un certo modo, che ci parlino in un certo modo. Ognuno di noi cerca cose diverse. E si dà per scontato che la persona che amiamo sarà sempre la persona in grado di darci esattamente quella parola, di porci esattamente quel gesto. Ma invece magari anche lei ha avuto una giornata storta, o é distratta, o é concentrata su qualcosa di importante che non può lasciare in quel momento o, semplicemente, non é sempre quello che noi vorremo che fosse. Molto semplicemente.
E questa cosa va accettata: la persona che vogliamo amare per sempre non sempre é la persona che vorremmo che fosse. L'amore ama l'altro esattamente per come l'altro é: l'amore vero non ha condizioni, né limiti, "solo se", "sì, ma". No, é donazione totale e accettazione totale. "Io ti amo per quello che sei", il che non vuol dire non strutturare una sana comunicazione nella coppia affinché l'altro comprenda meglio chi siamo e come possa aiutarci a stare meglio, ma é, in parole molto semplici: smettere di pretendere dall'altro. Smettere di accusarlo, smettere di ferirlo come risposta alle nostre ferite.
"Perché non sei più...?"; "Io ti ho detto questa cosa, avrei voluto che tu mi rispondessi in questo modo..."; "Avevo bisogno di te, e tu non c'eri..."; "Mi sento esclusa, non mi parli mai, non condividi mai..."; "Io sono così: perché anche tu non puoi essere così?" e via dicendo..
Queste sono solo alcune delle frasi che nelle relazioni usiamo più spesso. Il loro comune denominatore é, appunto, il "pretendere" dall'altro qualcosa che non é, non può, o non fa.
Lo riscrivo, questo non vuol dire che non ci debba sempre sforzare di essere migliori - in una coppia é una delle cose più importanti, sforzarsi di essere migliori per offrire all'altro sempre il meglio di sé - ma vuol dire comprendere e accettare che non sempre la persona che vogliamo amare per sempre é la persona che vorremmo che fosse. Anzi, talvolta ha gli atteggiamenti opposti, si comporta esattamente nel modo opposto. E' chiaro che questo provoca una ferita. Una ferita del "non sentirci sempre amati come noi vorremmo".
Pensiamo davvero che un'altra persona umana, per quanto anche la più vicina ai nostri bisogni, possa darci tutto quello che il nostro cuore desidera? Sant'Agostino diceva: "il nostro cuore é inquieto finché non riposa in Te". Questo non vale solo per i consacrati, ma per ogni uomo. Questa sete di Dio é la parte più intima e profonda del nostro essere, non possiamo stare senza, non felicemente, né possiamo porre sulle spalle dell'altro questo pesantissima aspettativa. Ne resteremmo delusi e frustrati. E l'altro si sentirebbe costantemente umiliato.
Quanto migliorerebbero le relazioni se invece di arrabbiarci - come frutto di un piccolo dolore - con l'altro che non ci ha dato quello che vorremmo, tirassimo un sospiro di accettazione e amore, dicessimo a noi stessi nel nostro cuore: "Lui/lei fa del suo meglio, in questo momento é questo; va bene così, perché la mia chiamata é amare, sempre e comunque", e ci inginocchiassimo invece in preghiera per ricevere quello che non siamo stati in grado di ricevere altrove?
Conosco purtroppo tante coppie che si sono separate perché alla fine di tutto mancava Gesù. E non nel senso che non erano credenti in senso assoluto - credevano, cioé, a un Dio padre che é nei cieli - ma nel senso che mancava nella coppia una relazione diretta e quotidiana con Gesù, quell'unione con la vite che dà vita ai tralci, quella linfa che ha smesso di scorrere perché volontariamente ce ne siamo andati. E questo é un rischio, un rischio reale. "Essere credenti" non basta, neanche nei matrimoni celebrati in Chiesa, perché la vita di sfide ne dà tante e non sempre - forse mai - l'amore umano basta a superarle.
Parlando spesso mi dicono "ci siamo separati per incompatibilità", tra le altre cose: ma penso che l'amore di Cristo nell'umano "sfida" l'uomo esattamente a quel livello. "Andate a due a due", ci ha comandato Gesù: perché così ci si sente meno soli? Forse, ma sicuramente anche per il motivo esattamente opposto: perché é più difficile, ma é nella relazione che cresciamo nell'amore. E per capire che, alla fine, é soltanto Lui ad essere al centro. Se non mettiamo Gesù al centro, e diventiamo tre, paradossalmente, non riusciremo mai ad essere in due davvero.
Questo ho imparato essere il semplice ma fondamentale segreto nell'amore: che l'amore umano non basta. Dobbiamo smettere di cercare quell'amore perfetto nell'altra persona, chiedendo l'impossibile e ferendo a nostra volta, creando frustrazione nell'altro che vorrebbe amarci meglio ma si scontra con i suoi stessi limiti, e inginocchiandoci di fronte a Gesù, sempre pronto ad accoglierci a braccia aperte e a ricolmarci di quello che non conoscevamo neanche. Quando ho capito questo, ho anche iniziato a sperimentare l'Adorazione dell'Eucaristia ogni giorno. Quel che posso, quanto posso. A costo di sottrarre tempo al sonno, li trovo la fonte dell'amore infinito dalla quale non vorrei allontanarmi.
Dalla relazione con Gesù siamo dipendenti, se non scopriamo questo non scopriamo il segreto dell'amore, né del dare. Riusciamo a dare tanto più quanto più siamo legati a Lui, che é la fonte. Gesù per primo ce lo dice nel Vangelo: "Io sono la vite, voi i tralci. Rimanete con me, senza di me non potete fare nulla", e quando si fa esperienza di Gesù nell'Adorazione e nell'Eucaristia, quando ci si ciba del Suo corpo e della Sua presenza, quando si assapora la dolcezza della sua persona, scopriamo una dipendenza totale - bellissima, fruttifera, essenziale - una dipendenza che a differenza di tutte le altre ci libera, ci rende più forti, ci restituisce a noi stessi, ci nutre di vita e di amore totale, puro e infinito.
E questo, a mio parere, non vale solo nelle coppie, ma anche nelle amicizie, tra fratelli. Nelle coppie lo sentiamo di più per un motivo: ci siamo dati in tutto a quella persona, e quindi in qualche modo "pretendiamo", allo stesso modo, tutto da lei. Ma la persona ci sta dando già il suo tutto: di quel momento, di quello che riesce a dare. Smettiamola di ossessionare il nostro partner "Perché tu non fai questo, perché tu non fai quest'altro.." Cambiamo la prospettiva: vediamo quello che fa, al contrario: sforziamoci di vedere il mondo e la nostra relazione dai suoi occhi: sicuramente scopriremo delle ferite, una storia personale da osservare che spesso ci darà la risposta a tante cose, e proviamo davvero ad amarle, quelle ferite, amare il suo cuore invece che tormentarlo con l'arma del "Tu non fai mai, tu non sei mai, tu non ami..." Sono parole che pesano come un macigno e che alla fine, ovviamente, distruggono i rapporti.
L'amore é accompagnarsi nella vita, comprendere che quello che non riusciamo a darci reciprocamente non dipende dall'amore, ma da un limite iscritto nel cuore umano, inscritto esattamente perché potessimo cercare altrove la completezza del nostro cuore.. "Tu non mi ami, non mi ami abbastanza.." quante volte diciamo queste parole? Perché anche queste sono frutto della nostra ferita maggiore: la paura costante di non essere mai amati "abbastanza". Che cosa vuol dire, poi, abbastanza? Non c'é un limite all'amore, non c'é un abbastanza, esiste solo un "tutto". Né poco né molto, tutto. Ma il tutto di qualcuno non sempre ci sembra sufficiente. Amare un altro in Dio é farsi Santi come prima cosa, e quella santità a volte passa anche dalla solitudine, dal restare in pace nel comprendere che l'altro ci sta amando come può, e correre da Dio, prima che il demonio ci metta parole in bocca di cui ci pentiremo, prima che possa sabotare il nostro amore, il nostro desiderio di unione - il desiderio più grande quando ci si ama.
Unione, infine, che non credo voglia dire essere la stessa cosa che si fonde, ma amare in maniera totale qualcosa di diverso. Eccola la meraviglia dell'amore divino: morire a sé stessi per amore dell'altro, "amare i nostri nemici", cioé chi ci ferisce, chi ci fa male il cuore. "Il nemico", nella concezione cristiana, non é solo quello che volontariamente ci perseguita, ci odia, ci ferisce, ci fa male. Purtroppo a volte può essere anche quello, ma il "nemico" e più spesso il nemico della quotidianità, é il fratello che non ti comprende e ti ferisce, é la madre che senza volerlo ti ha causato dolore, é il marito che non c'é quanto ne avevi bisogno, é l'amico che in quel momento ti sta dando addosso.
Venire feriti fa parte dell'umanità che ci portiamo addosso e che siamo sempre e comunque, ma quell'amore di Gesù che vince la morte, é anche questo, tutti i giorni: é non pretendere, é accettare, é amare più come fa Lui, che ci ama come siamo, sempre.
Certo, non finiremo di dire Rosari e Novene per i nostri mariti, fidanzati, amici, figli, madri e padri affinché lo Spirito ci aiuti a comunicare meglio, ad amarci meglio, a comprenderci meglio. Ma sapendo che quel cambiamento sta di farlo a Dio. A noi, solo di capire che l'amore umano non può niente senza quello divino, e metterci a disposizione. E cercare in Lui l'unico amore che sazia la nostra sete per sempre e ce ne dà in aggiunta per amare a nostra volta.
LET'S STOP DEMANDING FROM OUR PARTNER, LET'S INSTEAD TURN TO GOD
Frustration, discontent, sadness.
If in relationships, especially in couples, we constantly demand something from the other that they are not, we will never be happy, we will not fully understand the true meaning of love, and we will never really know how to love.
It is a simple but very important reality that I learned by observing the relationships around me and even more in my personal history: everyone, more or less, try to find in the others and especially in the person we love, what we would like, how we would like it, and when we would like it.
It is not selfishness, but a deep desire to be loved in a perfect, pure and total way. Our heart desires it, seeks it, and when it does not find it, it suffers.
How is what appears to be a seamless dichotomy resolved? We were created badly, did God hurt us? No, on the contrary: I believe that God has made us perfectly, He has made us exactly in the way that if we do not seek and find His love, perfect, total and pure, we will always have a desperate thirst for it that we will never be able to fill, never in another human relationship, not even the purest.
We fall in love with a person, with qualities and talents, but he is irremediably different from us, and not only has diversity - sometimes even enormous - but also comes from another history, perhaps from another country and another culture, and has, like all, limits and defects; original sin is present in everyone and is expressed in different ways. Even in faith, in case it is shared, the approaches can be different, the way to live it, to have experienced and internalized it.
Over time we understand that God gives us a love within that comes from Him, despite the difficulty of overcoming diversity and limitations, and we know that he is the person without whom life has less meaning, flavor, beauty, love, life itself.
But we are easily misunderstood, injured, in a more or less profound way. Without wanting to, but it happens, because we are human, because our personal wounds are always ready to reopen, and above all, because the devil will always try to destroy a union accomplished by God's will.
I have found myself many times wondering how to overcome these moments of difficulty - when perhaps lying on a sofa I was waiting frustrated and sad for a call that did not come, a word that was different from what I wanted, and my spirit was writhing on itself starting to feel resentment and ingratitude for that love for which instead I should have always been so grateful - and the answer I found, clear and luminous over the years was: seeking refuge in God, and not in man.
Our heart desires a love so pure and total that the love of the other person, however great, cannot always give us. Yet, we need to be loved ALWAYS, 24 hours a day, without interruption. Always, and always for who we are.
How often are we tired, in need of an action, of a gesture, of being listened to in a certain way, that they speak to us in a certain way. Each of us looks for different things. And it is assumed that the person we love will always be the person who is able to give us exactly that word, to pose exactly that gesture. But instead maybe he too has had a bad day, or he is distracted, or focused on something important that he cannot leave at that moment or, simply, he is not always what we want him to be. Quite simply.
And this thing must be accepted: the person we want to love forever is not always the person we would like him to be. Love loves the other exactly as the other is: true love has no conditions, no limits, "only if", "yes, but". No, it is total donation and total acceptance. "I love you for who you are", which does not mean not structuring healthy communication in the couple so that the other understands better who we are and how they can help us feel better, but it is, in very simple words: stop demanding from the other. Stop accusing him, stop hurting him as a response to our wounds.
"Why are you no longer ...?"; "I told you this thing, I would have liked you to answer me in this way ..."; "I needed you, and you weren't there ..."; "I feel excluded, you never talk to me, you never share ..."; "I am like this: why can't you too be like this?" and so on..
These are just some of the phrases we use most often in relationships. Their common denominator is, in fact, the "demanding" from the other something that is not, cannot, or does not.
I rewrite it, this does not mean that we should not always strive to be better - in a couple it is one of the most important things, striving to be better in order to always offer the other the best of oneself - but it does mean understanding and accepting that not always the person we want to love forever is the person we would like him to be. Indeed, sometimes he has the opposite attitudes, he behaves exactly the opposite way. It is clear that this causes a wound. A wound of "not always feeling loved as we would like".
Do we really think that another human person, even the closest to our needs, can give us everything our heart desires? St. Augustine used to say: "Our heart is restless until it rests in You". This is not valid only for consecrated persons, but for every man. This thirst for God is the most intimate and profound part of our being, we cannot be without, not happily, nor can we place this very heavy expectation on the shoulders of the other. We would be disappointed and frustrated. And the other would feel constantly humiliated.
How much would relationships improve if instead of getting angry - as a result of a little pain - with the other who did not give us what we would have like, we breathed a sigh of acceptance and love, we said to ourselves in our heart: "He / she does at his best, right now is this; that's okay, because my calling is to love, always and in any case, "and instead we knelt in prayer to receive what we have not been able to receive elsewhere?
Unfortunately, I know many couples who have separated because in the end Jesus was missing. And not in the sense that they were not believers in an absolute sense - they believed in a Father God who is in heaven - but in the sense that the couple lacked a relationship, direct and daily, with Jesus, that union with the vine that gives life to the branches, that sap that stopped flowing because we voluntarily left. And this is a risk, a real risk. "Being believers" is not enough, not even in marriages celebrated in the Church, because life gives many challenges and human love is not always - perhaps never - enough to overcome them.
They often tell me "we separated due to incompatibility", among other things: but I think that the love of Christ in the human heart "challenges" the human person exactly at that level. "Go two by two", Jesus commanded us: why? Cause we feel less alone in this way? Perhaps, but certainly also for the exact opposite reason: because it is more difficult, to go together, but it is in the relationship that we grow in love. And to understand that, in the end, it is only He who is at the center. If we do not put Jesus in the center, and we become three, paradoxically, we will never be able to really be two.
This I have learned to be the simple but fundamental secret in love: that human love is not enough. We must stop looking for that perfect love in the other person, asking for the impossible and hurting in turn, creating frustration in the other who would like to love us better but collides with his own limitations, and kneeling in front of Jesus, instead, always ready. to welcome us with open arms and to fill ourselves with what we did not even know. When I realized this, I also began to experience the Adoration of the Eucharist every day. What I can, when I can. At the cost of taking time away from sleep, I found there the source of infinite love from which I would not want to leave.
We are dependent on the relationship with Jesus, if we do not discover this we do not discover the secret of love, nor of giving. We are able to give the most, the more we are tied to Him, who is the source. Jesus is the first telling us this in the Gospel: "I am the vine, you are the branches. Stay with me, without me you can do nothing", and when you experience Jesus in Adoration and in the Eucharist, when you He feeds you with His body and His presence, when we savor the sweetness of His person, we discover a total dependence - beautiful, fruitful, essential - an addiction that unlike all the others frees us, makes us stronger, restores us to ourselves themselves, nourishes us with life and with total, pure and infinite love.
And this, in my opinion, is not only true in couples, but also in friendships, between brothers. In couples we feel it more for a reason: we have given ourselves completely to that person, and therefore in some way we "demand" everything from him in the same way. But the person is already giving us his all: of that moment, of what he is able to give. Let's stop obsessing our partner "Why don't you do this, why don't you do this ..." Let's change the perspective: let's see what he does, on the contrary: let's try to see the world and our relationship from his eyes: surely we will discover wounds, a personal story to observe that will often give us the answer to many things, and really let's try to love them, those wounds, to love his heart instead of tormenting him with the weapon of "You never do, you never are, you don't love ... "These are words that weigh like a stone and that in the end, obviously, destroy relationships.
Love is accompanying each other in life, understanding that what we cannot give each other does not depend on love, but on a limit inscribed in the human heart, inscribed exactly so that we could look elsewhere for the completeness of our heart. "You don't love me, you don't love me enough .. "how many times do we say these words? Because these too are the result of our greatest wound: the constant fear of never being loved "enough". What does it mean, then, enough? There is no limit to love, there is no enough, there is only a "whole". Neither a little nor a lot, everything. But someone's everything doesn't always seem enough to us. To love another in God is to become holy first, and that holiness sometimes also passes from loneliness, from remaining at peace in understanding that the other is loving us as best he can, and running to God, before the devil puts words in our mouth that we will regret, before it can sabotage our love, our desire for union - the greatest desire when we love ourselves.
Finally, a union that I don't think means being the same thing that merges, but totally loving something different. Here is the wonder of divine love: dying to oneself for love of the other, "loving our enemies", that is, those who hurt us, those who hurt our hearts. "The enemy", in the Christian conception, is not only the one who voluntarily persecutes us, hates us, hurts us. Unfortunately, sometimes it can be that too, but the "enemy" is more often the enemy of everyday life, is the brother who does not understand and hurts you, it is the mother who unwittingly caused you pain, it is the husband who is not there when you needed it, is the friend who is accusing you, at that moment.
Being wounded is part of the humanity that we carry on us and that we are always and in any case, but that love of Jesus that overcomes death, is also this, every day: it is not demanding, it is accepting, it is loving more as He does, who loves us as we are, always.
Of course, we will not stop saying Rosaries and Novenas for our husbands, boyfriends, friends, children, mothers and fathers so that the Spirit helps us to communicate better, to love each other better, to understand each other better. But knowing that that change is only for God to make. To us, only to understand that human love can do nothing without the divine one, and to make ourselves available. And to seek in God the only love that satisfies our thirst forever and gives us more in addition to love in our turn.
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